Le playlist definitive per capire il Metalcore

E’ stato uno dei generi preferiti da chi aveva 20 anni nei Duemila. Se in molti ancora oggi apprezzano le chitarre e la doppia cassa, il merito è anche del metalcore, filone che ha riportato la musica pesante nelle classifiche nel periodo in cui il crossover/nu-metal era oramai tramontato e in cui i Linkin Park viravano senza mezze misure verso il rock alternativo. Killswitch Engage, Shadows Fall, Atreyu, Bullet For My Valentine, Avenged Sevenfold, As I Lay Dying, All That Remains, The Devil Wears Prada e Bring Me The Horizon sono apparsi più volte in quella Billboard 200 rimasta da sempre uno dei pochissimi riferimenti per misurare il successo di un gruppo.

Insieme al ritorno dei grandi dinosauri (Iron Maiden e Metallica su tutti), i Duemila hanno lanciato la carriera di moltissime band che hanno saputo mantenersi addirittura in quota pubblico mainstream, andando pure a inflazionare le playlist dei rhythm game (Guitar Hero e Rock Band per chi se li ricorda) che imperversavano sulle Playstation e sulle X-Box diverso tempo fa. A onor del vero in pochi sono sopravvissuti o hanno comunque conservato numeriche rilevanti oggigiorno. Quasi tutti i cantanti oltretutto sono andati progressivamente incontro a perdite di voce ed interventi necessari (a causa di un uso dell’ugola non propriamente saggio), ma questo può anche esser visto come un segnale di entusiasmo e di voglia travolgente di emergere, andando oltre limiti e capacità non eccelse.

Non si è voluto necessariamente fare una retrospettiva da librone tematico o da Wikipedia. Semplicemente si è partiti dalle origini di un certo sound hardcore metallizzato (ritmiche e doppia cassa incluse), che si è sempre più crossover-izzato e ispessito nei Novanta fino a incorporare melodie ed elettronica nel proprio DNA. Ci sono forzature, ovviamente, sono consapevole che alcuni gruppi col metalcore non c’azzeccano nulla (Gojira o Between The Buried and Me e anche Fallujah o Lamb Of God per dirne 4), ma la ricerca è stata fatta anche nell’interesse di intercettare coordinate sonore assimilabili anche ad altri gruppi (enormi) che lambivano in certe loro composizioni i confini del genere in analisi. Sicuramente molti noteranno  l’assenza di alcune reference essenziali, ma l’obiettivo non era di offrire 18 ore di ascolti compulsivi, quanto di sintetizzare il più possibile un mondo sonoro che si è sviluppato già dalla seconda metà degli Ottanta e ha proseguito a evolversi fino al 2010 e dintorni.

Non era più sufficiente ridurre il tutto a: riff thrash, ritmiche hardcore e melodeath di Carcass e At The Gates. Era necessario identificare nomi, canzoni e album da cui partire per approfondire la conoscenza di chi il metalcore lo ha forgiato, vissuto e modificato. Il secondo decennio dei Duemila a dire il vero, ha visto il genere soccombere sotto il peso della necessità per molti gruppi di confluire in filoni dalla portata più ampia (la svolta alternative dei Bring Me The Horizon piuttosto che il progressive metalcore oramai solo “progressive” o il deathcore solo death metal), e salvo colpi di coda imprevedibili (per esempio il ritorno in studio degli As I Lay Dying nel 2019) non ha visto scossoni tali da essere documentati.

Il viaggetto si compone di tre fermate. Le origini (anni ’80 e ’90), l’essenza del genere (fine ’90-2007 circa) e la sua evoluzione (2002-2010 con qualche sforamento al 2012). Manca sicuramente una parte moderna/attuale e un’altra che raggruppi i pezzi migliori di sempre del genere. Ma non era l’obiettivo primario di questa trattazione. Preferisco lasciare a voi l’approfondimento una volta capito in quali territori ci si è voluti muovere.

About the author

JC

Classe 1980. Giornalista pubblicista dal 2005. Digital Strategist e Papà Metallaro dal 2012. Malato di Musica da sempre. Lavoro per Vertigo e Metalitalia. Ho lavorato per Onstage Magazine (2011-2020) e fondato Outune.net (2006-2016).

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